Speleo Club Ribaldone - Genova

Gruppo speleologico fondato nel 1970

20 gennaio-Tanone di Torano

Partecipanti: Riccardo Barbero + Enrico Di Piazza, Gianluca Gavotti, Stefania Mantero (GS Martel)

Riporto fedelmente la mail giuntaci dall’esimio Dott. Grand Lup,. Mann. Di Piazza (che non abbiamo capito ancora se è il cognome o un modo per denominare la sua capigliatura….)


DA: Enrico

A: gruppospeleomartel

Oggetto: Sabato 20 Gennaio 2007

 

Abbiamo concluso che sabato andiamo a fare un'uscita puramente "estetica" al tanone di torano, nel senso che Gianlu ed Io ci metteremo il tutù rosa e ci fotograferemo in danze affacendati, pertanto chi vuole venire metta il dito qui sotto ...

 

le condizioni indispensabili sono:

 1) Gianluca ha una guardia alle 20.00 pertanto rientro a Genova tassativo per quell'ora.

 2) Consequenzialmente al punto 1 la partenza sarà attorno alle 7.00 del mattino.

 3) Avere un tutù da indossare.

 4) porteremo un canotto ... non si sa mai che passiamo i laghetti.

 5) aver compiuto 18 anni.

 6) quindi il presidente può venire solo con la manleva firmata dai genitori.
 

 

Accettiamo di buon grado (ma dove?) ,’appuntamento all’alba e ci ritroviamo davanti al cimitero di Staglieno in 4 deficenti: Gianluca, Enrico, Riccardo per gentile concessione dello SpeleoClubRibaldone e la deficiente qui scrivente, Stefania.

 

 

Decidiamo di partire con il Jimny del Direttore, Riccardo, in 4 con l’attrezzatura. Gianluca vista la sua abilità a giocare con i lego viene designato per comporre il puzzle di zaini, corde, attrezzatura varia compreso un canotto, fortunatamente ancora sgonfio.

 

 

Partiamo alla volta di Carrara, le indicazioni del nostro Franco sono chiarissime: uscite a Carrara e poi c’è indicato Torano.

 
 

Certo…come no!

 

 

Mettiamo all’opera il GPS, lui non sbaglierà. E infatti risulta che di Torano ce ne sono due: una a piu’ di 400 km di distanza e l’altra a circa 700. Qualcosa non quadra.

 
 

Decidiamo per una pausa caffè e fare come gli antichi e chiedere informazioni al barista. Risaltiamo in macchina e finalmente prendiamo le indicazioni giuste. Arriviamo a Torano e la strada è chiusa. Proseguiamo sperando che prima o poi ci sia una deviazione che ci riporti sulla retta via. Svalichiamo e ci troviamo nell’altra valle. Non rimane che chiedere al passante di turno e finalmente riusciamo a conquistare il paese giusto. Posteggiamo in mezzo al paese, la grotta è a soli pochi minuti da qui. Cambiarsi in mezzo alla piazza non è il massimo ma ce la possiamo fare. Certo pero’….ci accorgiamo di aver dimenticato la cosa fondamentale: LA BIRRA!!!!  

 

Nonostante tutto ci avviamo verso l’ingresso. La temperatura è altissima, stiamo pensando di entrare chi in costume da bagno chi in costume adamitico. Alla fine optiamo per eliminare i sottotuta. Il Direttore da vero duro entra in maniche corte, si è svegliato cattivo come l’aglio.

 

Apriamo il portone di ingresso (a me fa sempre un po’ impressione entrare in una grotta con un portone, prima o poi ci metto pure lo zerbino con scritto “welcome speleo”) e procediamo carponi per il primo tratto, arriviamo al traverso in cui Franco ci diceva che si puo’ continuare dritti o scendere. Decidiamo per andare dritti, a scendere ci penseremo a ritorno (io a guardare bene non sono proprio entusiasta di scendere di lì in libera, ma confido nel tempo visto che Gianlu deve essere a Genova presto)

 


Iniziamo ad arrivare sotto stillicidio e arriviamo alla prima corda. Oibho’! Ma io non ho la maniglia., QUALCUNO all’ingresso aveva detto di mettere tutta l’attrezzatura in un sacchetto, solo che non avevo capito che questo sarebbe stato abbandonato all’ingresso. Poco male, mi attacco al kroll e dopo un paio di madonne ben tirate arrivo ad acchiappare la maniglia di Dipi.

 
Incomprensioni che possono succedere, soprattutto se ci si vede al mattino a quell’ora. Arriviamo a un’altra corda, c’è solo da allongiarsi e salire a leopard skin style, niente di difficoltoso, se non fosse per un passaggio stretto che mi sorprende dopo. Ah no, non è un passaggio stretto, sono io pirla che tento di passarlo con tuta e sottotuta annodati in vita, certo che se da sola mi aumento la circonferenza di quei 40 centimetri qualsiasi passaggio mi risulterebbe difficoltoso….

 
La grotta qui è davvero bellissima, e meriterebbe una serie infinita di foto se io non avessi dimenticato la macchina fotografica come sempre. Proseguiamo alla cieca, nessuno dei 4 conosce questo belin di Tanone di Torano, arriviamo a un pozzo da scendere. C’è una corda a nodi che non mi piace proprio per niente, ma si deve fare e si fa. L’idea di non toccarla a ritorno mi conforta un po’. E finalmente siamo al lago.

 
Proviamo a vedere se si puo’ passare attaccati alla corda esistente, ma la corda fa schifo e per ginuta uno si bagna comunque. Gonfiamo il canotto. Gonfiamo…Dipi gonfia il canotto.

 

 
Chi fa da primo?

 

 

 

Tutto tace.

 

 

 

All’urlo di “Gavotti s’accomodasse” il nostro Dottore si lancia a capofitto sull’imbarcazione e i men che non si dica arriva dall’altra parte a fare l’uomo flash al direttore che (lasciatemelo dire) ha fatto delle foto DA URLO!

 

 

 

Dopo il dottore tocca alla sottoscritta. Dunque leggiamo…pieno carico 215 libbre che a conti fatti fanno 96 kili…mumble mumble…reggerà? Mah, proviamo. E così, per l’ennesima volta chiedendomi per quale motivo quel giorno non mi fossi iscritta a un corso di taglio e cucito mi accomodo sull’imbarcazione . Strano ma vero per ora regge e mi consente anche di arrivare dall’altra parte del lago e ammaialarmi sulla prima roccia disponibile.

 

 

 

Alla chetichella passiamo tutti e proseguiamo. Arriviamo a un altro pozzo, una corda da 12 ride di noi. Il mezzo barcaiolo nel moschettone della longe è una chimera, e per di piu’ il problema piu’ irrilevante se consideriamo che nel kroll a risalire quella corda non ci passerebbe nemmeno su invito. Armiamo con una nostra corda. La prima malcapitata a scendere è qui a scrivere (questo a dimostrazione del fatto che sono ancora viva e vegeta). A sinistra presenza di acqua che sembra chiudere, continuando dritti serie di gallerie. Andiamo avanti.

 

 

 

La grotta è sempre piu’ bella e varia, un’altra corda sale, e saliamo anche noi, un’altra corda che scende, sempre come prima una dodici che fa schifo ma si scende, A un certo punto altro bivio, da una parte acqua dall’altra un passaggio un po’ umido ma fattibile anche se stretto e fangoso. Il Dottor Gavotti ha diritto allo “jus prime grottis” e apre la pista. Ci delizia con acrobazie da circo equestre camminando sulle mani, io visto la fine che ha fatto lui affronto la strettoia di piedi, dietro di me non so come si siano svolti i fatti. Strisciamo in aqua e sabbia per arrivare…ta dah!!! Alla corda che abbiamo salito 5 minuti fa! Ottimo, un bel giro ad anello!

 

 

 

Sconfortati ci avviamo sulla strada del ritorno. Arriviamo alla base del pozzo dove avevamo armato con la nostra corda e dove avevamo abbandonato il nostro canotto gonfio. Vogliamo provare per quel passaggio allagato, passando sdraiati forse ci si riesce. Gavotti sale e riprende possesso dell’imbarcazione,. Io mi concedo la prima sigaretta della grotta miracolosamente ancora asciutte assieme al direttore. Il Dottore si accomoda e…scoppia il canotto. Lo ripariamo subito con un elastico di camera d’aria. Stavolta è Di Piazza ad affrontare la situazione e cola a picco con tutta l’imbarcazione. A me e al Direttore sembra di aver già visto questa scena….

 

 

 

Alla fine proseguiamo a piedi, ci si bagna fino alla vita ma è fattibile, e la grotta continua,. E continua e continua. Altro che 700 metri di sviluppo!

 

 

 

E’ una figata clamorosa, è varia e bellissima, Io sono entusiasta. Talmente entusiasta che mi sono persa pure i compagni, poco male prima o poi li ribecco. Vado ad infilarmi in un pertugio che chiude ed è strettissimo, nel mentre che mi divincolo dalla situazione poco simpatica in cui mi sono infilata gli altri mi raggiungono. Gianluca si infila in un altro ramo, un po’ stretto ma passabile. E si ritrova piu’ o meno al primo bivio che avevamo affrontato. Insomma, siamo praticamente fuori. Ma abbiamo abbandonato dietro di noi i sacchi materiale, la corda e le macchine fotografiche. Io e il direttore torniamo indietro a recuperare il tutto. Felici di immergerci di nuovo nell’acqua fino alla vita tentando numeri da circo per salvare le macchine fotografiche, si si, siamo proprio felici! Fortuna che la temperatura è piu’ che accettabile.

 

 

 

Ritorniamo sui nostri passi a raggiungere i nostri compagni. Riccardo carico come un somaro perché ha voglia di fare il cavaliere (è bello essere l’unica donna della giornata, ti coccolano tutti :o)) io con un misero sacco da due etti o poco piu’. Togliamo gli imbraghi per passare la strettoia e siamo di nuovo all’inizio. Rimettiamo gli imbraghi perché decidiamo di scendere da quella parte dei traversi che abbiamo bypassato all’inizio. Decidiamo? Decidiamo un cazzo! Io in libera da lì non ci scendo!

 

 

 

In due secondi sono giu’, come se non avessi detto niente (mi odio mi odio e mi odio!) Arriviamo a un pozzetto da 4 metri circa. Sembra un po’ esposto eppure non c’è traccia di corde. E le nostre ovviamente le abbiamo lasciate indietro (ma che furbi che siamo!)

 

 

 

Ma il Direttore la fa da padrone L’Omo di Garessio insegna e così uniti tre o quattro rinvii, un paio di pera  un pedale della maniglia scendiamo.

 

 

 

Arriviamo a un altro pozzo attrezzato con una corda a nodi. Il direttore dice che è fattibile. Fattibile sta ceppa di mi…va beh, si è capito! IO DA LI’ NON SCENDO! Scende Dippi, che ammette che è un po’ esposto ma fattibile. Scende il direttore. Ma non vale, lui è incorciato con l’uomo ragno.   Provo a scendere io e non c’è né la vertebra di molfetta né lo zoccolo di gnu’a darmi una mano. Ho le gambe che mi fanno Aldo Giovanni & Giacomo,. Non ci riesco è piu’ forte mi me. Torno su e scende Gianlu. Effettivamente anche lui ammette che è un po’ esposto (si lo ammettono, ma LORO SCENDONO e io NO!) Mi areno lì ad aspettarli, tanto vale fumarsi una sigaretta. Riprovo da sola a scendere, ma c’è un punto bastardo che mi riconosce e mi scatena il panico. Niente da fare, non scendo. Dopo un po’ sento le loro voci in lontananza ma…un momento, sono alle mie spalle. E infatti sono sopra al pozzo con l’armo natalizio del nostro direttore. Torno indietro e mi inerpico su per il pozzo a raggiungerli. “Disarmo” tutta quella ferraglia e mi incammino verso i miei compagni. Mi spatascio per l’ultima volta sulla roccia per risalire e siamo praticamente fuori.

 

 

 

Usciamo con la luce del sole e una temperatura invidiabile, e ci dirigiamo verso il paese a cambiarci.

 

 

 

Ultima gag di questo splendido gruppo: cambiarsi con la banda che passa che tra le altre cose era per un funerale….no comment. Finiamo il pomeriggio in un negozietto bevendo birra e mangiando salame e ci dirigiamo di nuovo verso Genova in tempo per l’appuntamento di Gianlu.

 

 

 

Ottimo!


Commenti:

appuntato
appuntato
Stefania Mantero, sappia che questo è alto tradimento!
Si presenti in piazza Cavour appena le è possibile per essere fucilata in piazza d'armi!

Il comandante della divisione "Torano".
App.Sc.Pantaleone Cariddi.

speleoricci
speleoricci
Bello sto racconto, sembra un LIBRO GAME... Facciamo che dalle prossime uscite il finale della storia lo decide il lettore.. eh?

stefania
stefania
Dimenticavo: nè Dippi nè Gianlu ci hanno deliziati di farsi vedere in tutu' rosa, sarà loro cura provvedere alla prossima uscita.

Capo, non andava bene? Mi sono persa quaccheccossa?!?!?!?



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